lunedì 20 febbraio 2012

Il momento giusto

Il posto è sempre lo stesso, ormai troppo familiare per poterlo considerare una novità "da turista"; lì dove la strada principale va ad attraversare il fiume e incrocia il lungofiume. Uno dei punti più affascinanti della città, almeno per me che ogni tanto ho bisogno di vedere l'acqua in movimento.
Ma come per ogni cosa, non basta essere nel punto giusto, serve anche il momento giusto; e potrei averlo trovato.

Sabato, tarda mattinata di sabato. Il risveglio è lento dopo una lunghissima settimana e pochissime ore di sonno. Stamattina non basta nemmeno il caffè più forte che sia mai riuscito a far uscire dalla mia Bialetti, il mal di testa resiste agli attacchi della caffeina. Cos'altro può attaccare le difese di Sergente "mal di testa"? Una pedalata, una passeggiata, un po' d'aria fresca, musica nelle orecchie.

Mollo la bici in Piazza, e via giù verso il fiume, e il lungofiume. Qualche ragazzino che
torna da scuola, coppiette che si attardano sul ponte, signore in bici con le buste della spesa, cler che si abbassano. La giornata non è invitante, il cielo grigio, la foschia, la neve ormai sporca ai bordi delle strade. In un attimo la città e il suo lungofiume si svuotano...tutti a casa a pranzare davanti al telegiornale delle 13.30. Tutte le panchine sono per me, ne scelgo una, la più vicina al Ponte. Mi siedo, tiro fuori il mio thriller americano che parla di oceano in tempesta nell'inverno californiano, di una donna, e di storie di mafia. Un ragazzo si avvicina con un libro in mano, sceglie una panchina lontana dalla mia e si siede (ciao collega!). Una coppia in maglia termica e tuta passa due volte correndo davanti a me. Mezzora è il tempo che resisto prima di cominciare a sentire l'inverno pavese. Libro di nuovo in tasca, alzo un po' il volume della musica e comincio a camminare sul lungofiume ancora deserto, con la fedele macchinetta in mano. Il terzo incontro con la coppia che fa jogging, una pausa per fare una foto.


E poi, aldilà della musica nelle cuffiette, un sacco di silenzio. Incrocio una ragazza che passeggia con una reflex in mano (ciao collega!); lei guarda la mia macchinetta, io la sua, e due sorrisi compiaciuti. Poco dopo mi volto un attimo e la vedo appoggiata alla ringhiera, concentrata; e mi chiedo quale dettaglio del Borgo l'abbia colpita. Arrivo alla curva secca a sinistra che mi dice che il lungofiume è finito. Continuo a camminare, Corso Garibaldi, Strada Nuova e di nuovo in Piazza, pronto per un secondo giro.

Sono le 14.30, ormai è tardi e la città si riempie di nuovo; provo a ritornare sul lungofiume, ma in pochi passi incrocio già due signore in pelliccia e una coppia che litiga, e mi dico che sono già troppe.

1 commento:

  1. A furia di leggere e rileggere questo post, così evocativo nella sua schiettezza, vien voglia di ritrovarsi lì, in una fredda mattinata di un sabato qualsiasi, appoggiati ad una ringhiera, a respirar silenzio...

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