sabato 15 gennaio 2011

Eruzione globale sociale

Come avevo scritto nel post precedente, mercoledì scorso ho passato la serata a seguire "in diretta" sul mio portatile lo svolgersi dell'attività eruttiva dell'Etna. Forse a qualcuno potrà sembrare un modo noioso di passare una serata, ma per un grande amante dell'Etna, un'eruzione come quella di mercoledì sera diventa un evento memorabile.
Purtroppo, trovandomi a Pavia, Internet è stato il mio filo diretto tra me e l'eruzione; anche se in realtà non si è trattato di un filo...ma piuttosto di una corda bella robusta.

Innanzitutto ho potuto seguire visivamente tutte le fasi dell'eruzione attraverso una decina di webcams posizionate in punti diversi, e a distanza diversa dal teatro eruttivo, in modo da avere una visione realmente a 360°.


Contemporaneamente seguivo su Facebook gli aggiornamenti di stato di tutti i miei contatti che si trovavano nella zona di Catania, e che inevitabilmente scrivevano qualcosa sull'attività dell'Etna. E ho letto di tutto: messaggi con descrizioni analitiche di quello che stava succedendo, con descrizioni più o meno accurate sull'altezza delle esplosioni, sulla lunghezza della colata, sulla direzione della nube di cenere, ma anche messaggi che descrivevano semplicemente le sensazioni di chi guardava: stupore e meraviglia soprattutto, ma in qualche caso persino un velato timore. In un attimo un messaggio diventava una conversazione con chi si trovava dall'altro lato del mondo e voleva sapere qualcosa.
Nel giro di pochi minuti, ecco comparire su Facebook anche le prime fotografie, alcune scadenti scattate probabilmente con un telefonino, altre davvero bellissime; ancora qualche minuto di attesa e foto ancora più belle venivano caricate su Flickr, e poi a ruota i primi video sono comparsi su Youtube.
Quando ancora l'eruzione era in corso, le prime testimonianze (immagini e video) erano già pubbliche.

Alla fine dell'evento eruttivo mi sentivo quasi come se fossi stato presente anch'io; testimone virtuale di un evento reale. Certo con effetti collaterali spiacevoli, tra cui la rabbia e la frustrazione di non aver potuto vedere con i miei occhi (sono come san Tommaso), e l'invidia verso chi invece ha visto.
Ma non si può avere tutto dalla vita, figuriamoci da un flusso di dati su uno schermo.

Beh, alla fine niente di straordinario o di eclatante: ormai sono diversi anni che la rete, e i social network in particolare, fungono da immensa testata giornalistica; un immenso contenitore globale in cui tutti possono mettere e tutti possono prendere. Questa volta avrei preferito mettere qualcosa, e invece mi sono dovuto accontentare di prendere.

Probabilmente ci sarebbe da discutere ancora, partendo da quest'ultimo punto, sul ruolo della rete nell'informazione, e sull'evoluzione dei mezzi di informazione classica. Ma questa è un'altra storia, molto più complessa, e il mio amico Pec è molto più bravo di me in queste cose. Quindi leggetevi un interessante approfondimento su quest'argomento nel suo sito.

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